berlusconi o il '68 realizzato (Mimesis) by Mario Perniola

berlusconi o il '68 realizzato (Mimesis) by Mario Perniola

autore:Mario Perniola [Perniola, Mario]
La lingua: fra, ita
Format: epub
editore: Mimesis
pubblicato: 2018-04-10T22:00:00+00:00


Processi di civilizzazione in Cina e d’imbarbarimento in Italia

Il contributo teorico più rilevante della vittoria del confucianesimo in Cina mi sembra l’importanza assegnata all’idea di qualità (suzhi). Secondo Luigi Tomba, un sinologo australiano molto attento alla complessità della società cinese attuale, questo termine non deve essere inteso come un ennesimo slogan ideologico, ma è la nozione intorno cui ruota un vasto processo di civilizzazione della società cinese attuale, che riguarda tutti gli aspetti della vita materiale e spirituale. Compaiono nozioni estetiche per eccellenza come stile di vita, educazione alla civiltà, gentilezza, magnanimità e così via. In altre parole, si starebbe realizzando in Cina qualcosa di analogo a ciò che il sociologo tedesco Norbert Elias (1897-1990) ha definito con riferimento alla nascita della modernità occidentale: la civiltà delle “buone maniere”. Essa non è qualcosa di superficiale e convenzionale, ma implica un lungo e difficile cammino di raffinamento e di perfezione interiore, basato sul controllo delle emozioni e sulla padronanza dei codici formali e simbolici. L’immagine del cosiddetto “cittadino cinese di qualità” ricalca il modello della nascita del borghese a partire dal Rinascimento. I manuali di “autocoltivazione” ricordano i nostri galatei del Cinquecento e del Seicento.

Qui si va veramente alla radice del pensiero di Confucio, che riguarda lo stretto legame esistente tra la perfettibilità dell’essere umano e il sentire rituale. La natura umana è tale da poter essere sempre in grado di imparare, di migliorare e di perfezionarsi all’infinito: l’esercizio di autoqualificazione riguarda tutti, non una certa classe o un determinato ceto. “Il mio insegnamento – dice Confucio – è rivolto a tutti senza distinzione” (Dialoghi, XV, 38). L’eccellenza è un valore morale che implica il rapporto con gli altri, il quale è retto e mantenuto attraverso lo spirito rituale. Questo non deve essere considerato come alcunché di meramente conformistico e stereotipato, ma implica una partecipazione ed una energia emozionale profonda. In altre parole, il “cittadino di qualità” non è altro che “l’uomo di valore” confuciano. In questo modo le spinte verso il soggettivismo, che provengono dall’influenza euro-americana, sono immunizzate da quella deriva che li porterebbe verso la dissoluzione dei legami sociali e la disintegrazione dello stato. La famosa frase confuciana “vincere il proprio io, per rivolgersi ai riti” vuol dire appunto disciplinare se stessi stabilendo un rapporto armonico con gli altri.

In Italia avviene il contrario. Qualsiasi tentativo di introdurre nel discorso culturale la qualità invece della quantità è bollato come elitista, anti-democratico o addirittura aristocratico! Io, per esempio, per il solo fatto di avere scritto che in Italia oggi c’è il governo dei peggiori (notate bene, non ho detto dei pessimi, come fu in Cambogia sotto i Khmer rossi e tuttora in tantissimi luoghi) sono stato bollato come “aristocratico”! Se questa parola viene intesa in senso letterale come il governo dei migliori, non ho alcuna difficoltà a riconoscermi in questo termine: ma chi non si riconoscerebbe? Non mi risulta che ci sia qualcuno che teorizzi la legittimità del governo dei peggiori in quanto tali, nemmeno i seguaci di Mandeville (1670 –



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